Londonderry

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Friday, June 12, 2009

Libri online, gli Usa indagano sul colosso Google




















A volte neanche essere a strett
o contatto con l'uomo più potente della Terra rende la vita più facile. Il Ministero della Giustizia americano, infatti, ha formalmente avviato un'indagine sull'accordo tra Google, editori e associazioni di scrittori americani, stipulato lo scorso anno, per scannerizzare 15 milioni di libri dalle biblioteche Usa e metterli a disposizione degli utenti su Internet. Una rivoluzione digitale che, con l'avvento dell'E-Book, sta mettendo piede anche nel mondo letterario, dopo aver modificato corposamente le strategie di mercato di cinema e musica. Ma che ha fatto drizzare le orecchie dell'Antitrust Usa. E gli strettissimi rapporti tra il colosso californiano e la Casa Bianca non sono bastati per evitare l'inchiesta. Nonostante l'amministratore delegato di Google Eric Schmidt sia consigliere personale di Barack Obama, nonostante il Presidente sia stato eletto anche grazie alla risonanza avuta su Youtube (gruppo Google). E nonostante, proprio in questi giorni, Andrew McLaughlin sia stato solo l'ultimo dirigente del motore di ricerca più famoso del mondo ad entrare nello staff della Casa Bianca dopo Katie Jacobs Staunton, Craig Mundie e, ovviamente, lo stesso Schmidt.
Già in maggio, tuttavia, da alcune fonti si era appreso come il Dipartimento di Giustizia si stesse apprestando ad una mossa simile. L'amministrazione Obama ha avviato le procedure del cosiddetto Cid (Civil Investigative Demands) nei confronti di Google, editori ed autori coinvolti nel patto stipulato che, in queste condizioni, in futuro potrebbe subire uno stop dall'Antitrust. Il motivo scatenante dell'inchiesta sarebbe il tentativo del colosso californiano di monopolizzare la digitalizzazione dei libri. Dal 2004, infatti, Google ha messo gli occhi su saggi, enciclopedie e romanzi, cominciando a scannerizzare su larga scala dalle biblioteche americane, appellandosi al principio statunitense dell'"uso giusto" - un po' come ha fatto l'artista Fairey del ritratto di Obama Hope, ricavato da una foto dell'Ap. Ma la protesta di autori ed editori per violazione delle regole di copyright è sfociata, un anno dopo, in una class action che ha estorto a Google l'impegno di devolvere il 63% dei proventi della messa online dei libri ai titolari dei diritti delle opere e 125 milioni di dollari per chiudere la questione giudiziaria.
Ma questo patto (che deve essere ancora ratificato dalla giustizia americana) non ha azzerato le polemiche su altri aspetti oscuri della faccenda. Innanzitutto, gli autori coinvolti nella digitalizzazione di Google Books possono sì richiedere formalmente di rinunciare alla messa online della propria opera. Ma se non lo faranno entro il 4 settembre - la deadline, originariamente fissata per il 5 maggio, è stata ritardata dalla Corte Federale di New York - perderanno i diritti digitali sulla loro opera. E poi c'è il problema dei libri non protetti da copyright, che verrebbero adottati in massa da Google Books. In questo modo la società californiana potrebbe porre una pietra miliare per il monopolio dei libri su Internet. Senza contare che un'importante quantità di volumi non americani, ma presenti nelle librerie Usa, è stata già scannerizzata da Google Books senza il previo consenso dei detentori dei diritti. Di qui le recenti proteste, anche governative e supportate dall'annuncio di un'inchiesta della Commissione Europea, di Francia, Gran Bretagna e Germania. Proprio gli autori tedeschi hanno lanciato il cosiddetto "Appello di Heidelberg", per denunciare il furto di proprietà intellettuale ai loro danni.
Da parte sua Google, tramite il Ceo Schmidt e il responsabile degli affari legali dell'azienda David Drummond, ha respinto le accuse e ha semplicemente dichiarato che il gruppo è disposto «ad essere sottoposto ad ispezioni, quale che sia il governo» e che farà di tutto per fare luce sulla vicenda. Tuttavia, non è la prima volta che Google viene accusata di monopolio in diversi ambiti del mercato mondiale. La stessa Microsoft di Bill Gates, già multata una volta dall'Antitrust Ue, sta ora soffiando sul fuoco per spingere gli organi di controllo a scrutinare i metodi con cui opera il colosso della Rete. Senza contare le polemiche sulla supremazia degli annunci pubblicitari sul Web da parte di Google, ultima quella correlata al "copia-incolla" dei flash di agenzia che ha fatto infuriare l'Ap. La stessa amministrazione Bush nel 2008, del resto, aveva già minacciato di bloccare Schmidt e compagni nel caso in cui Google avesse stretto un accordo con Yahoo per la pubblicità.
La digitalizzazione di milioni di libri per soddisfare la sete di sapere degli internauti di tutto il mondo avrebbe i suoi indubbi ed eruditi lati positivi. Ma, ancora una volta, la superpotenza Internet ha messo spalle al muro i produttori di cultura mondiali di musica, cinema, e ora anche libri. Che spesso non sanno che pesci prendere, tra censura e libero sapere. Mentre in Francia l'agognata legge antipirateria (quella della revoca di Internet in caso di download casalinghi illegali) è stata dichiarata anticostituzionale, Schwarzenegger in California chiede di digitalizzare in massa i libri scolastici e in Svezia i pirati informatici hanno appena ottenuto un seggio nel Parlamento Europeo. Una cosa è chiara: le battaglie legali per una chiara regolamentazione di Internet e dei suoi prodotti dureranno ancora per molto.


di Antonello Guerrera

da Il Riformista, 12/06/2009

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