FRANCIA. Esce "Soeur Sourire", il nuovo film del regista belga Coninx sulla ribelle Jeanine Deckers. Che dal monastero arrivò all'Ed Sullivan Show, scalzando dalla vetta delle classifiche Usa anche i Beatles. Prima dell'ingloriosa fine.Ribelle, scandalosa, punk. Nel campo della musica aggettivi simili sono più o meno frequenti a rockstar come la casinista Courtney Love, moglie del defunto leader dei Nirvana Kurt Cobain. A volte, però, se li becca anche una suora. O meglio, se li beccava. La cantautrice-religiosa belga Jeanine Deckers, morta suicida nel 1985, è stata l'unica artista belga a raggiungere nel 1963 la vetta delle classifiche di album e singoli più venduti negli Usa, spodestando all'epoca anche i Beatles di Please Please Me. Un successo, tuttavia, costantemente associato allo scandalo. E, da ieri, di nuovo raccontato sul grande schermo.
È uscito in Francia, infatti, Soeur Sourire, lungometraggio del regista belga Stijn Coninx interpretato dalla connazionale Cécile de France, che si è calata nella parte della Decker definendola una «punk ante litteram, aggressiva, arrogante, ma bisognosa d'amore». Soeur Sourire sta all'italiano come Suor Sorriso, il suo soprannome più comune nel nostro paese, dove persino Orietta Berti ha esportato e cantato le sue canzoni negli anni 60. Soeur Sourire, tuttavia, non è il primo lavoro ispirato alla religiosa. Tanto che anche la diva di Hollywood Debbie Reynolds si calò nei suoi panni in The Singing Nun del '66 («fasullo» per la Deckers), oltre alla successiva produzione di serie tv e rappresentazioni teatrali ispirate alla sua storia, dal successo alla tragica caduta.
Una storia sicuramente meno tradizionalista del più recente fenomeno Priests, i tre preti nordirlandesi che hanno sbancato negli ultimi mesi il mercato della musica anglosassone - oltre a quello della Sony, con un contratto di 2 milioni di dollari. Ma, come loro, anche la Decker voleva cantare, in maniera più originale, la parola di Dio al mondo. Entrata nel monastero domenicano belga di Fichermont nel 1959 a 26 anni, trovò presto conforto nella musica. E, quattro anni dopo, riuscì a convincere le superiore a farsi pubblicare un singolo per raccogliere fondi nell'ambito di una missione in Congo. Con il divieto, tuttavia, di mostrarsi in pubblico e l'obbligo di uno pseudonimo, quel Suor Sorriso che ha sempre odiato. Ma la sua canzone Dominique - inno al santo del suo ordine - andò ben oltre le aspettative, scalando la vetta delle classifiche americane, vendendo milioni di copie nel mondo ed esibendosi live senza inibizioni - calcando persino il palco dello storico Ed Sullivan Show nel 1964. Nonostante una profonda fede, di lì all'abbandono del monastero il passo fu comprensibilmente brevissimo.
Ma la conquista della libertà le tolse presto il successo. Scrollatasi di dosso il suo odiato soprannome, trasformatosi in Luc Dominique, il secondo album I Am Not a Star in Heaven, raccolta di canzoni religiose e per bambini, fu un mezzo flop. E di lì Jeanine Deckers non ritrovò mai più la fama perduta. Senza contare la beffa dei compensi. Perché quasi tutti i guadagni andarono al suo ex ordine (come prestabilito precedentemente). E, dulcis in fundo, alla fine degli anni 70 il Governo belga le chiese circa 45mila euro di tasse mai pagate (su guadagni peraltro mai visti, secondo Suor Sorriso). Una mazzata che mandò in fumo tutti i suoi progetti, compreso quello di una scuola per bambini autistici in Belgio, che dovette necessariamente chiudere.
Inutile fu anche l'estremo tentativo, nel 1982, di remixare la sua hit Dominique in chiave discodance - con annesso il recupero del suo impolverato soprannome. Niente da fare. L'ex suora ribelle, che già aveva condiviso le affermazioni di John Lennon sul Messia - «Il cristianesimo scomparirà, noi (Beatles, ndr) siamo più popolari di Gesù Cristo» - e che nel '67 aveva registrato addirittura una canzone a favore della contraccezione sessuale (sulle note di una magica "pillola d'oro"), non ne aveva più. Tanto che, sommersa dai debiti, si suicidò nel 1985 con una overdose di alcol e barbiturici. Trascinando nel suo tragico epilogo anche la sua compagna di vita, anch'essa lesbica ed ex suora, Anna Pécher. Avesse aspettato qualche ora, la Deckers sarebbe venuta a conoscenza che la Sabam (una sorta di Siae belga) le aveva preparato un (sino ad allora sospirato) assegno da 226mila euro per i diritti della sua musica. Troppo tardi.
Antonello Guerrera
From Il Riformista, 30/04/09
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