STRAFALCIONI. La Ventura va in bambola con i Muse ospiti a "Quelli che il calcio" e scambia il batterista Howard per il leader Bellamy. Nonostante avesse intervistato la band già tre anni fa. Facendo le stesse domande.
Domenica, primissimo pomeriggio. Giornata grigia, il giusto, plumbeo spleen per rimanere tra le mura di casa. La tv è accesa, sintonizzata su RaiDue che trasmette Quelli che il Calcio. Come abitualmente accade nella storica trasmissione ora orchestrata da Celeste Laudisio, prima delle partite c'è spazio per qualche grandissima band internazionale, capitata a Milano per presentare l'ultimo album. Questa è la volta dei Muse, formazione inglese oramai nell'Olimpo del rock moderno, diventata ultrapopolare dopo la sdolcinata Starlight del 2006. «Il gruppo più eclettico, innovativo e coraggioso della musica inglese», secondo l'annuncio della Ventura. La band inscena Uprising, primo singolo del nuovo album The Resistance, subito in vetta alle classifiche di vendita italiane e britanniche.
Ma qualcosa non torna. Il cantante, nonché chitarrista, nonché pianista Matthew Bellamy, una delle più famose icone rock moderno, è sullo sfondo, scimmiotta alla batteria, sembra una caricatura, un orangotango che fa la danza della pioggia. Il bassista Chris Wolstenholme, bardato da Rayban scuri, suona spavaldamente la chitarra di Bellamy e preme qualche pulsante a caso di un sintetizzatore. Mentre il cantante, per una volta, è il biondo batterista Dominic Howard, anche lui raybandotato, che sgratta di tanto in tanto un basso mancino. La canzone, in playback, continua a stridere strenuamente con fotogrammi anarchici degni di un fuorisincrono ghezziano. Un cocktail sintetico che ha fatto venire i brividi ai fan dei Muse e a quanti si sono accorti che qualcosa non tornava.
Per Simona Ventura è tutto ok. A canzone finita, non si è accorta di nulla. Certo, chi conosce la band di Bellamy sa bene che quando i tre di Teignmouth - forse il miglior gruppo contemporaneo dal vivo - sono costretti a suonare in playback, si vendicano (come la strampalata performance al Live & Kicking della Bbc nel 2001). Ma dall'ex giudice supremo del programma X Factor, talent show musicale, ci si aspetterebbe un minimo di preparazione. SuperSimona, infatti, a canzone terminata si fionda come una ragazzina verso il presunto cantante Dom, incensa nell'aria un irrazionale «I Muuuuuse, very international, molti internazionali» e comincia a fargli domande eccessivamente vaghe per una ex conduttrice di un talent-show musicale. Mentre sullo sfondo si scruta la vera rockstar Bellamy che non riesce a trattenere fragorose risate con Wolstenholme. Una scena imbarazzante. Immaginate Ed Sullivan nell'America degli anni Sessanta che scambia il re lucertola Jim Morrison con il batterista John Densmore. Altro che teatro dell'assurdo.
Ma Simona è irremovibile. Nessuno del programma le dice che non sta intervistando la rockstar Bellamy, bensì il suo (seppur eccellente) batterista. E l'oblio musicale, per l'ex comandante di X Factor, continua in maniera imbarazzante. L'inglese Howard scopre che lo scherzo è bello anche se dura molto. E, a una domanda sulla loro amata Italia, risponde: «Sì, il nostro batterista Matt vive sul lago di Como». La Ventura rilancia stralunata: «So che uno di voi tre (ossia la rockstar Bellamy, ndr) è fidanzato con una psicologa italiana». E Howard rincara: «Sì, our drummer, il nostro batterista». «Ah, the drummer!», sottolinea Simona. Che poi, stimolata da un pubblico gossiparo, tocca definitivamente il fondo: «È più grande la casa di Clooney o quella del drummer»?
Contrordine, c'è ancora da scavare. Perché, questo lo ricordano in pochi, i Muse erano già stati a Quelli che il Calcio, precisamente il 14 maggio del 2006, per presentare Black Holes & Revelations, il penultimo album che li ha catapultati nella storia della musica. Il video di quella performance era disponibile su YouTube, oggi non lo è più. Mistero. Ad ogni modo, in quella performance la band non fece stravolgimenti strumentali e la Ventura imbroccò la rockstar giusta, ossia un Matthew Bellamy vestito di rosso fuoco. Simona, però, gli fece sostanzialmente le stesse domande di tre anni dopo: la registrazione dell'album in Italia, il mix tra musica classica/sinfonica e rock... E, ovviamente, il legame della rockstar con l'Italia e la sua villa sul Lago di Como. Tutto rimosso dalla "musicologa" Ventura. Che, anche tre anni fa, nell'intervista abbastanza frastagliata con la band, non fu immune da gaffe degne del miglior Mike. Memorabile la domanda che lasciò di stucco il britannico Bellamy: «Sai dire qualche parola in inglese?».
Ma qualcosa non torna. Il cantante, nonché chitarrista, nonché pianista Matthew Bellamy, una delle più famose icone rock moderno, è sullo sfondo, scimmiotta alla batteria, sembra una caricatura, un orangotango che fa la danza della pioggia. Il bassista Chris Wolstenholme, bardato da Rayban scuri, suona spavaldamente la chitarra di Bellamy e preme qualche pulsante a caso di un sintetizzatore. Mentre il cantante, per una volta, è il biondo batterista Dominic Howard, anche lui raybandotato, che sgratta di tanto in tanto un basso mancino. La canzone, in playback, continua a stridere strenuamente con fotogrammi anarchici degni di un fuorisincrono ghezziano. Un cocktail sintetico che ha fatto venire i brividi ai fan dei Muse e a quanti si sono accorti che qualcosa non tornava.
Per Simona Ventura è tutto ok. A canzone finita, non si è accorta di nulla. Certo, chi conosce la band di Bellamy sa bene che quando i tre di Teignmouth - forse il miglior gruppo contemporaneo dal vivo - sono costretti a suonare in playback, si vendicano (come la strampalata performance al Live & Kicking della Bbc nel 2001). Ma dall'ex giudice supremo del programma X Factor, talent show musicale, ci si aspetterebbe un minimo di preparazione. SuperSimona, infatti, a canzone terminata si fionda come una ragazzina verso il presunto cantante Dom, incensa nell'aria un irrazionale «I Muuuuuse, very international, molti internazionali» e comincia a fargli domande eccessivamente vaghe per una ex conduttrice di un talent-show musicale. Mentre sullo sfondo si scruta la vera rockstar Bellamy che non riesce a trattenere fragorose risate con Wolstenholme. Una scena imbarazzante. Immaginate Ed Sullivan nell'America degli anni Sessanta che scambia il re lucertola Jim Morrison con il batterista John Densmore. Altro che teatro dell'assurdo.
Ma Simona è irremovibile. Nessuno del programma le dice che non sta intervistando la rockstar Bellamy, bensì il suo (seppur eccellente) batterista. E l'oblio musicale, per l'ex comandante di X Factor, continua in maniera imbarazzante. L'inglese Howard scopre che lo scherzo è bello anche se dura molto. E, a una domanda sulla loro amata Italia, risponde: «Sì, il nostro batterista Matt vive sul lago di Como». La Ventura rilancia stralunata: «So che uno di voi tre (ossia la rockstar Bellamy, ndr) è fidanzato con una psicologa italiana». E Howard rincara: «Sì, our drummer, il nostro batterista». «Ah, the drummer!», sottolinea Simona. Che poi, stimolata da un pubblico gossiparo, tocca definitivamente il fondo: «È più grande la casa di Clooney o quella del drummer»?
Contrordine, c'è ancora da scavare. Perché, questo lo ricordano in pochi, i Muse erano già stati a Quelli che il Calcio, precisamente il 14 maggio del 2006, per presentare Black Holes & Revelations, il penultimo album che li ha catapultati nella storia della musica. Il video di quella performance era disponibile su YouTube, oggi non lo è più. Mistero. Ad ogni modo, in quella performance la band non fece stravolgimenti strumentali e la Ventura imbroccò la rockstar giusta, ossia un Matthew Bellamy vestito di rosso fuoco. Simona, però, gli fece sostanzialmente le stesse domande di tre anni dopo: la registrazione dell'album in Italia, il mix tra musica classica/sinfonica e rock... E, ovviamente, il legame della rockstar con l'Italia e la sua villa sul Lago di Como. Tutto rimosso dalla "musicologa" Ventura. Che, anche tre anni fa, nell'intervista abbastanza frastagliata con la band, non fu immune da gaffe degne del miglior Mike. Memorabile la domanda che lasciò di stucco il britannico Bellamy: «Sai dire qualche parola in inglese?».
di Antonello Guerrera
da Il Riformista, 22/09/2009
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