Londonderry

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Thursday, April 4, 2013

Rassegna internazionale (cose di esteri) 04/04/13



Sette pezzi di cose estere oggi che (not necessarily in that order) dovreste leggere. Secondo me.

1) "E spunta la mozione per il ritiro da Kabul" sul possibile asse M5S-Sel per il ritiro dei soldati italiani dall'Afghanistan. Di Claudio Marincola sul Messaggero.

2-3) Una bella combo di Omero Ciai su Repubblica sulla crisi della monarchia spagnola, "L'infanta Cristina indagata per corruzione" e "Felipe, il piccolo principe che può salvare la monarchia".

4) "Il modello olandese in crisi" su Il Post. Debiti, disoccupazione e bassa crescita sono arrivati in uno dei principali paesi promotori dell'austerità, a causa di una grossa bolla immobiliare e delle politiche fiscali.

5) "I burocrati nel mirino di Putin" di Antonella Scott su Il Sole 24 Ore. Due parole d'ordine per Vladimir: lotta alla corruzione (si veda a tema un ottimo articolo dell'Economist di qualche tempo fa) e "de-offshorizzazione"...

6-7) E sulla Corea del Nord. "Paranoia nucleare" di Ian Buruma su Repubblica e "Quelle fabbriche al confine, dove le due Coree si incontravano" di Stefano Carrer sul Sole 24 Ore.

#ciao



Kracht e i nazi-spauracchi della letteratura tedesca



(Articolo uscito su La Repubblica, 04/04/13)

La gobba di Oskar nel Tamburo di Latta di Günter Grass, simbolico fardello dei peccati mortali nazisti, è ancora oggi granitica e pesantissima in Germania. Non a caso, fino a poco tempo fa il governo Merkel voleva addirittura mettere fuori legge il partito di estrema destra tedesco Npd – idea poi accantonata per l’opposizione del Partito liberale, alleato della cancelliera. Ma sotto accusa per simpatie naziste o antisemite in Germania finiscono spesso anche libri e scrittori. L’ultimo spauracchio è da poco arrivato in Italia. È un romanzo e si chiama Imperium (Neri Pozza, traduzione di Alessandra Petrelli).
L’autore è lo svizzero Christian Kracht, classe ’66, scrittore tra i più rinomati della sua generazione. Il libro, dalla prosa esotica e rigogliosa che a tratti(ma solo a tratti) riecheggia Conrad e Céline, parla dell’utopia di un giovane nudista vegano di inizio XX secolo, August Engelhardt. Il protagonista, folgorato dal mito colonialista tedesco, decide di fondare una comunità romantica e pura su un’isola del Pacifico, per cibarsi esclusivamente di cocco e conquistare l’immortalità: un viaggio verso “la sua Sion”, abbozza Kracht.
Imperium è finito sotto il fuoco di virulenti critiche dopo un’aspra recensione dello Spiegel firmata Georg Diez. Secondo il giornalista, la prosa di Kracht incarna il cavallo di Troia dei neonazi tedeschi, la banalizzazione del male e delle loro nefandezze, il dandy mellifluo di violenti e xenofobi. Diez se la prende soprattutto con alcuni passaggi di Imperium, effettivamente intinto di strane allusioni, come un oscuro paragone tra il protagonista August e il “romantico” Hitler, onirici templi pagani, vigorosi inni wagneriani et alia. Tutte allusioni all’immaginario di estrema destra che Diez rintraccia anche in altri libri dello svizzero.
Appena esplosa la polemica, Kracht è stato difeso da una schiera di importanti scrittori di lingua tedesca come il Nobel austriaco Elfriede Jelinek. In effetti, nel libro il protagonista August non le manda a dire neanche ai tedeschi, bollati come “pallidi, ispidi, volgari”. E quando un nuovo adepto tedesco violenta un giovane indigeno dell’isola, suo fedele aiutante, August non esita a ucciderlo per vendicare la povera vittima.
Il vero problema, tuttavia, sorge se Imperium viene contestualizzato in alcuni inquietanti aspetti della vita del suo autore. Kracht viene spesso accusato di dare adito a teorie razziste e ariane per uno specifico peccato originale, ossia alcune sue conversazioni e scambi di email con David Woodard, un controverso artista americano, dove i due apprezzano alcuni aspetti dei movimenti estremisti e l’utopica colonia ariana di Nueva Germania, fondata nel 1887 in Paraguay da Bernhard Förster, cognato di Nietzsche. Idee dalle quali l’oscuro Kracht è sempre rimasto pericolosamente affascinato, almeno dal punto di vista letterario e narrativo.
Ma Kracht non è il solo a ridestare gli spettri più agghiaccianti dei tedeschi. L’ultimo caso che ha fatto molto scalpore è un romanzo goliardico di Timur Vermes, Er st wieder da, ovvero Lui è tornato. “Lui” non è altri che Adolf Hitler. Che, come aveva già immaginato Walter Moers, rinasce nel futuro (qui nel 2011), diventando, seppur goffamente, un idolo su You-Tube, pronto a riprendersi la Germania. Satira divertente o mostruoso azzardo? Spiegel e Süddeutsche Zeitung hanno criticato severamente il romanzo per la sua sconsiderata spensieratezza nel riesumare Hitler. In passato diversi artisti, da Lubitsch a Levy con i loro film, hanno ironizzato sul Führer, spesso attirando critiche. Hirschbiegel, invece, era stato accusato di ritrarre un Hitler troppo umano in La Caduta. Fatto sta che Lui è tornato, dopo la sua uscita a fine 2012, è diventato subito un bestseller, con oltre 400mila copie già vendute in Germania e traduzione in quasi 30 lingue (in Italia uscirà prossimamente per Bompiani).
Solo qualche anno fa la Germania (dove tra l’altro dal 2015 potrebbe cadere anche il divieto di pubblicazione del Mein Kampf) era già stata terrorizzata dal ciclone Thilo Sarrazin, l’ex economista della Bundesbank in quota Spd (centrosinistra) e autore dell’esplosivo saggio La Germania si distrugge da sola, accusato di antisemitismo e xenofobia per i suoi duri attacchi agli immigrati, specialmente musulmani, che per l’autore rappresenterebbero un insopportabile fardello sociale ed economico.
In scia a Sarrazin, qualche mese fa, un altro socialdemocratico da tempo scettico verso il multiculturalismo, Heinz Buschkowsky, ha scosso molti con il libro Neukölln è dappertutto, secondo cui molti figli degli immigrati residenti nel quartiere di Berlino che lui amministra sarebbero pigri. E persino un editorialista dello Spiegel, Jakob Augstein, è stato recentemente inserito dal centro Wiesenthal tra i peggiori antisemiti viventi per le sue critiche a Israele (come “Gaza è un lager”). Israele che a sua volta ha bollato come persona non grata Grass per alcuni recenti versetti al vetriolo contro la politica estera dello Stato ebraico. Quel Grass che solo qualche anno fa ha scioccato il Paese confessando un passato tra le SS.
Anche per questo in Germania ora c’è la corsa al politically correct nei libri. E come con Mark Twain in America, si è iniziato a “purificare” famosi racconti per bambini da termini “poco multiculturali”. Lo scorso gennaio è accaduto a La piccola strega di Otfried Preussler, scritto nel 1957. Nell’originale c’erano termini scomodi, vedi “negro”. Ora non più. La decisione ha scatenato un putiferio sulla libertà di espressione in Germania, nonostante la revisione della Piccola strega fosse stata accordata con lo stesso Preussler. Che, ironia della sorte, è morto pochi giorni dopo.

Antonello Guerrera

********* IL LIBRO Imperium di Christian Kracht (Neri Pozza pagg. 192 euro 16)

Tuesday, April 2, 2013

Rassegna internazionale (cose di esteri) 02/04/13


Sette pezzi di cose estere oggi che dovreste leggere.

1) "La maledizione dei Navy Seals, decimata la squadra dei killer di Osama" su La Repubblica. Vittorio Zucconi racconta le continue morti, accidentali e per alcuni misteriose, dei componenti del corpo speciale americano che uccise Bin laden in Pakistan. 


2) "Hamas nomina il nuovo capo nel mezzo di una guerra contro l'Egitto" su Il Foglio. Daniele Raineri spiega le elezioni interne segrete del gruppo palestinese per eleggere il nuovo capo, ossia nuovamente Khaled Meshaal (come Raineri riesce ad anticipare, perché la conferma ufficiale è arrivata solo a tarda notte) e i rapporti ancora difficili con l'Egitto di Morsi e dei Fratelli Musulmani, nonostante premesse (e speranze) di ben altro tipo. 


3) "Cambiano molte cose nel Regno Unito" su Il Post. Lunedì sono entrate in vigore riforme che modificano radicalmente il welfare: si spenderà meno e meglio, dicono i conservatori al governo. I laburisti invece sono molto critici (anche se recentemente hanno lanciato pure loro proposte in tal senso, soprattutto nei confronti dei lavoratori stranieri).


4) "Gli errori pericolosi di Cina e Stati Uniti" su Il Sole 24 Ore. Pezzo di Alberto Negri sulla crisi coreana, in questi ultimi giorni sempre più tesa. Scrive Negri che la Corea del Nord è sì imprevedibile e pericolosa, ma la Cina non riesce più a controllarla. Mentre gli Stati Uniti e la Corea del Sud non hanno saputo parlare a Pyongyang (su questo non sono d'accordo, ma va beh). 


5) "Gaza: la didattica di Hamas: sessi separati nelle scuole" su Il Corriere della Sera. Elisabetta Rosaspina racconta la nuova proposta di Hamas a Gaza, ossia far chiudere le ultime scuole "miste" rimaste, anche quelle non musulmane. 


6) "Teheran, voglia di normalità" su La Stampa. Roberto Toscano introduce le prossime elezioni presidenziali iraniane, previste il 14 giugno prossimo e fa il punto sugli scenari, politici ed economici, del dopo Ahmadinejad.


7) E, sempre su Teheran, "Il compromesso necessario con l'Iran" su Il Sole 24 Ore. Perché, secondo Gary Sick, l'Occidente dovrebbe accettare il nucleare civile di Teheran in cambio di ispezioni e vincoli sull'uranio. 


Farewell. 

Monday, April 1, 2013

Una buona legge elettorale forse ce l'abbiamo già


Una buona legge elettorale in Italia, o almeno una sua bozza, ce l'abbiamo già.
È quella per comuni con più di 15mila abitanti (seppur con qualche riserva e doverosa modifica).
E potrebbe essere un'ottima base per le elezioni nazionali, perché, tra le altre cose:

- Con il ballottaggio si riuscirebbe a governare anche un Paese spaccato in 4 come l'Italia.
- Ci sarebbe un vincitore vero (cosa molto rara in Italia) e legittimato dalla maggioranza degli italiani al ballottaggio.
- È una legge che darebbe stabilità. Se modificata intelligentemente, senza voti disgiunti o affini, la coalizione (o il partito) che vince, ma solo al secondo turno o al primo con 50%+1 dei voti, prenderebbe il 60% dei seggi (il restante 40% viene diviso proporzionalmente tra i restanti partiti, come avviene nei comuni, anche se con dinamiche diverse).
- È la legge migliore per bloccare gli estremismi distruttivi (vedi in Francia, dove c'è un sistema simile, anche se presidenziale).

Dunque, domanda. Perché non riciclare questa legge elettorale a livello nazionale?